mercoledì 25 febbraio 2009

RATIFICATA LA CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ

Con la definitiva ratifica del Parlamento italiano della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, Vialibera saluta oggi una data storica per la promozione di una nuova cultura riguardo alla condizione delle persone con disabilità e delle loro famiglie nel nostro Paese.

Un risultato epocale, per il raggiungimento del quale il ruolo delle organizzazioni delle persone con disabilità è stato di fondamentale importanza, tanto durante la fase della negoziazione del Trattato presso le Nazioni Unite, quanto nelle azioni condotte a livello nazionale per la diffusione dei principi della Convenzione, e nell’attività di pressione politica finalizzata ad una rapida entrata in vigore del testo.

La ratifica della Convenzione sancisce l’avvio di un necessario cambio di approccio alla disabilità, grazie al riconoscimento effettivo di uno strumento concreto contro le discriminazioni e le violazioni dei diritti umani di tutte le persone con disabilità italiane.

Dalla segregazione alla vita indipendente. Può essere sintetizzato in questa efficace definizione uno dei cambiamenti maggiormente auspicati dal movimento italiano per i diritti delle persone con disabilità.

Esprimendo l’apprezzamento della Federazione riguardo alla contestuale istituzione dell' Osservatorio sulla Condizione delle Persone con Disabilità, il presidente della Fish, Pietro Barbieri, ha infatti affermato: “Siamo fiduciosi che anche grazie a questo organismo incaricato di promuovere, tutelare e monitorare l’applicazione della Convenzione in Italia, si cominceranno ad applicare finalmente politiche in grado di restituire una vita degna alle persone con disabilità che ancora sono rinchiuse in molti degli istituti presenti su tutto il territorio nazionale”.

Si sono espressi a favore in ordine di dichiarazione di voto: Lega Nord Padania, Italia dei Valori, Partito Democratico, Unione di Centro, Popolo della Libertà.

DIVERSAMENTE......

Guardate quanto ridicolo è definire "diversamente abile" una persona con disabilità! E guardate che cosa ci si può inventare intorno a questa terminologia tutta all'italiana! Ecco alcune "definizioni" che noi ci permettiamo di suggerire:

nano = diversamente alto
biondo = diversamente bruno
brutto = diversamente bello
persona normale = diversamente disabile
cretino = diversamente intelligente
colto = diversamente ignorante
gay = diversamente uomo (o diversamente donna?)
donna di malaffare = diversamente seria
impotente = c'è qualcuno che vorrebbe suggerire un'alternativa? Potrebbe andare bene "diversamente trombante"?

EMERGENZA INFANZIA

Conoscevate questo servizio?
Personalmente no. Quando c'era da segnalare qualche abuso sui minori ho sempre pensato esclusivamente al "Telefono Azzurro". Però sinceramente ho trovato all'atto pratico qualche difficoltà, perchè il numero 1.96.96 gratuito è dedicato giustamente ai bambini. Per gli adulti e gli adolescenti è istituito un altro numero, il "199.15.15.15" a pagamento. Ora capisco che l'adulto così facendo contribuisce a tenere in piedi questa benemerita associazione, ma per un adolescente è un po' diverso: gli si chiede l'età? e qual è l'età dove finisce l'infanzia e comincia l'adolescenza? per Telefono Azzurro è 14 anni. Però mi metto nei panni di un ragazzo di 15 anni magari impaurito ed abusato che si deve anche porre di telefonare ad un numero a pagamento. Per fortuna però ora c'è anche il numero di emergenza 114, gratuito dal telefono fisso e dal cellulare. Io l'ho provato per segnalare un caso di sfruttamento di minore e finalmente mi sono trovato davanti tanta professionalità e competenza.
Il servizio è gestito sempre da Telefono Azzurro ma è promosso dal Ministero delle Comunicazioni in collaborazione con il Ministero della Solidarietà Sociale, il Dipartimento Politiche per la Famiglia, il Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità.
Ho voluto segnalare ai soci e simpatizzanti di VIALIBERA questo servizio, anche per ricordare che la nostra associazione ha per statuto la difesa dei diritti dell' Utenza Debole, e chi è più fragile di un bambino? Io credo che la solidarietà che viene dalle persone "più fortunate" verso quelle che lo sono meno sia una bella cosa, ma quando avviene fra persone appartenenti alla stessa categoria, l'utenza debole per l'appunto, allora il valore della solidarietà è veramente grande.

CONSULENZA LEGALE GRATUITA

VIALIBERA ha preso contatti con l'UCLAI la quale si è messa a disposizione dei nostri soci per eventuali consulenze legali riguardanti le pratiche per il riconoscimento dell'invalidità. Per chiunque i servizi dell'Uclai sono completamente gratuiti.
Ecco tutti gli indirizzi a cui ci si può rivolgere:

U.C.L.A.I.
Unione di consulenza legale e
amministrativa agli invalidi civili
Sede centrale: Roma
Via P. Emilio, 24/d Tel. 06/3610992
00192 Roma

La U.C.L.A.I. Unione di Consulenza Legale e Amministrativa agli Invalidi Civili offre la CONSULENZA GRATUITA necessaria a garantire la completa soddisfazione delle esigenze degli invalidi civili per:
- INDENNITA’ DI ACCOMPAGNAMENTO
- PENSIONE DI INABILITA’
- ASSEGNO MENSILE
Muovendosi da oltre 20 anni all’interno del difficile complesso di normative in perenne ridefinizione, l’U.C.L.A.I. fornisce agli invalidi civili informazioni precise e attendibili, grazie allo studio accurato e continuo dei provvedimenti di legge più recenti.

LA CONSULENZA E’ GRATUITA PER TUTTI

ROMA: Via Paolo Emilio 24/D tel. 06 3610992
Via Federico Enriques, 32 tel. 06 55300347
Via dei Faggi, 74 tel. 06 2314874
Via Minucio Felice, 1 tel. 06 39727997
MORLUPO: Via Flaminia 56 tel 06 9071390
GUIDONIA: Via Toscana 96 tel 0774 355767
MONTEROTONDO: Via F. Turati 57 tel 06 9003135
CEPRANO: Via Campidoglio, 110 tel 0775 950768
CIVITAVECCHIA: Corso Marconi 12 tel 0766 34403
LATINA: Piazzale Aldo Moro (Centro Commerciale) tel 0773 242654
NETTUNO: Piazzale Garibaldi 6 tel 06 9888502
POMEZIA: Via Tasso 1 tel 06 9111479
CERVETERI: Via S. Angelo 58 tel 06 99552805

La legge n. 67 del 2006 sulla non discriminazione delle persone con disabilità

Pubblichiamo per la seconda volta sul nostro blog una delle leggi più importanti in tema di discriminazione delle persone "diverse": la legge n. 67 del 2006. E' costituita di appena 4 articoli ma è densa di novità e di strumenti per la difesa delle persone con disabilità. Con molta chiarezza viene definita la discriminazione diretta da quella indiretta e ciò è molto importante perché chi si sente discriminato può già sapere di che tipo di discriminazione è vittima e può di conseguenza agire in giudizio per la salvaguardia dei suoi diritti. E' forse una delle poche leggi che permette al cittadino di rivolgersi al giudice senza l'assistenza di un avvocato. Riteniamo che, come tutte le altre leggi in materia, anche la 67 del 2006 sia uno strumento di estrema importanza proprio per indurre - seppure in maniera coercitiva - al cambiamento di quella becera e diffusa mentalità secondo cui una persona con disabilità è in qualche modo un "nota stonante" nel panorama di una società sulla cui "normalità" vi sarebbe molto da discutere. Invitiamo tutti i soci e cittadini a prendere nota di questa legge e di farne uso ogniqualvolta lo ritengano utile.
Ecco la legge nella sua versione integrale:

Legge 1 marzo 2006, n. 67 – Misure per la tutela giudiziaria delle
persone con disabilità vittime di discriminazioni (pubblicata nella Gazzetta
Ufficiale 6 marzo 2006, n. 54).
Testo in vigore dal: 21-3-2006.
La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

P r o m u l g a
la seguente legge:

Art. 1
(Finalità e ambito di applicazione)
1. La presente legge, ai sensi dell’articolo 3 della Costituzione, promuove la piena attuazione del principio di parità di trattamento e delle pari opportunità nei confronti delle persone con disabilità di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, al fine di garantire alle stesse il pieno godimento dei loro diritti civili, politici, economici e sociali.
2. Restano salve, nei casi di discriminazioni in pregiudizio delle persone con disabilità relative all’accesso al lavoro e sul lavoro, le disposizioni del decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216, recante attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro.

Art. 2
(Nozione di discriminazione)
1. Il principio di parità di trattamento comporta che non può essere praticata alcuna discriminazione in pregiudizio delle persone con disabilità.
2. Si ha discriminazione diretta quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga.
3. Si ha discriminazione indiretta quando una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un patto o un comportamento apparentemente neutri mettono una persona con disabilità in una posizione di svantaggio rispetto ad altre persone.
4. Sono, altresì, considerati come discriminazioni le molestie ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi connessi alla disabilità, che violano la dignità e la libertà di una persona con disabilità, ovvero creano un clima di intimidazione, di umiliazione e di ostilità nei suoi confronti.

Art. 3
(Tutela giurisdizionale)
1. La tutela giurisdizionale avverso gli atti ed i comportamenti di cui all’articolo 2 della presente legge è attuata nelle forme previste dall’articolo 44, commi da 1 a 6 e 8, del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.
2. Il ricorrente, al fine di dimostrare la sussistenza di un comportamento discriminatorio a proprio danno, può dedurre in giudizio elementi di fatto, in termini gravi, precisi e concordanti, che il giudice valuta nei limiti di cui all’articolo 2729, primo comma, del codice civile.
3. Con il provvedimento che accoglie il ricorso il giudice, oltre a provvedere, se richiesto, al risarcimento del danno, anche non patrimoniale, ordina la cessazione del comportamento, della condotta o dell’atto discriminatorio, ove ancora sussistente, e adotta ogni altro provvedimento
idoneo, secondo le circostanze, a rimuovere gli effetti della discriminazione, compresa l’adozione, entro il termine fissato nel provvedimento stesso, di un piano di rimozione delle discriminazioni
accertate.
4. Il giudice può ordinare la pubblicazione del provvedimento di cui al comma 3, a spese del convenuto, per una sola volta, su un quotidiano a tiratura nazionale, ovvero su uno dei quotidiani a maggiore diffusione nel territorio interessato.

Art. 4
(Legittimazione ad agire)
1. Sono altresì legittimati ad agire ai sensi dell’articolo 3 in forza di delega rilasciata per atto pubblico o per scrittura privata autenticata a pena di nullità, in nome e per conto del soggetto passivo della discriminazione, le associazioni e gli enti individuati con decreto del Ministro per le pari opportunità, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sulla base della finalità statutaria e della stabilità dell’organizzazione.
2. Le associazioni e gli enti di cui al comma 1 possono intervenire nei giudizi per danno subìto dalle persone con disabilità e ricorrere in sede di giurisdizione amministrativa per l’annullamento di atti lesivi degli interessi delle persone stesse.
3. Le associazioni e gli enti di cui al comma 1 sono altresì legittimati ad agire, in relazione ai comportamenti discriminatori di cui ai commi 2 e 3 dell’articolo 2, quando questi assumano carattere collettivo.
La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

Data a Roma, addì 1° marzo 2006
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Prestigiacomo, Ministro per le pari opportunità
Maroni, Ministro del lavoro e delle politiche sociali
Visto, il Guardasigilli: Castelli

lunedì 16 febbraio 2009

Una lettera che circola su internet a proposito di disabilità

Da un po' di tempo circola su internet questa mail che mi è giunta per ben due volte. Tratta di disabilità ma il messaggio, a mio modesto parere, si presta a notevoli considerazioni che molto hanno a che fare anche con la "filosofia" della nostra Associazione. Per il momento, non volendo influenzare le vostre opinioni, non illustro il mio pensiero in proposito. Mi riserverò di farlo in un prossimo futuro...Intanto, aspettiamo i vostri commenti....Grazie
Ecco la lettera:

Oggetto: leggila è bellissima......tutta di un fiato....non ti fermare all'apparenza.....grazie....

Questa e-mail mi è arrivata tramite un amico e mi ha commosso molto, volevoche anche voi la leggeste. Ricordati che TU fai la differenza. Non cercare mai mezzi termini: non ce ne sono. Leggi in ogni caso. La mia domanda è: tu avresti fatto la stessa scelta che ho fatto io? Ad una cena di beneficenza per una scuola che cura bambini con problemi di apprendimento, il padre di uno degli studenti fece un discorso che non sarebbe mai più stato dimenticato da nessuno dei presenti. Dopo aver lodato la scuola ed il suo eccellente staff, egli pose una domanda: 'Quando non viene raggiunta da interferenze esterne, la natura fa il suo lavoro con perfezione. Purtroppo mio figlio Shay non può imparare le cose nel modo in cui lo fanno gli altri bambini. Non può comprendere profondamente le cose come gli altri. Dov'è il naturale ordine delle cose quando si tratta di mio figlio?' Il pubblico alla domanda si fece silenzioso. Il padre continuò: 'Penso che quando viene al mondo un bambino come Shay, handicappato fisicamente e mentalmente, si presenta la grande opportunità di realizzare la natura umana e avviene nel modo in cui le altre persone trattano quel bambino.' A quel punto cominciò a narrare una storia: Shay e suo padre passeggiavano nei pressi di un parco dove Shay sapeva che c'erano bambini che giocavano a baseball. Shay chiese: 'Pensi che quei ragazzi mi faranno giocare?' Il padre di Shay sapeva che la maggior parte di loro non avrebbe voluto in squadra un giocatore come Shay, ma sapeva anche che se gli fosse stato permesso di giocare, questo avrebbe dato a suo figlio la speranza di poter essere accettato dagli altri a discapito del suo handicap, cosa di cui Shay aveva immensamente bisogno. Il padre si Shay si avvicinò ad uno dei ragazzi sul campo e chiese (non aspettandosi molto) se suo figlio potesse giocare. Il ragazzo si guardò intorno in cerca di consenso e disse: 'Stiamo perdendo di sei punti e il gioco è all'ottavo inning. Penso che possa entrare nella squadra: lo faremo entrare nel nono' Shay entrò nella panchina della squadra e con un sorriso enorme, si mise su la maglia del team. Il padre guardò la scena con le lacrime agli occhi e con un senso di calore nel petto. I ragazzi videro la gioia del padre all'idea che il figlio fosse accettato dagli altri. Alla fine dell'ottavo inning, la squadra di Shay prese alcuni punti ma era sempre indietro di tre punti. All'inizio del nono inning Shay indossò il guanto ed entrò in campo. Anche se nessun tiro arrivò nella sua direzione, lui era in estasi solo all'idea di giocare in un campo da baseball e con un enorme sorriso che andava da orecchio ad orecchio salutava suo padre sugli spalti. Alla fine del nono inning la squadra di Shay segnò un nuovo punto: ora, con due out e le basi cariche si poteva anche pensare di vincere e Shay era incaricato di essere il prossimo alla battuta. A questo punto, avrebbero lasciato battere Shay anche se significava perdere la partita? Incredibilmente lo lasciarono battere. Tutti sapevano che era una cosa impossibile per Shay che non sapeva nemmeno tenere in mano la mazza, tantomeno colpire una palla. In ogni caso, come Shay si mise alla battuta, il lanciatore, capendo che la squadra stava rinunciando alla vittoria in cambio di quel magico momento per Shay, si avvicinò di qualche passo e tirò la palla così piano e mirando perché Shay potesse prenderla con la mazza. Il primo tirò arrivò a destinazione e Shay dondolò goffamente mancando la palla. Di nuovo il tiratore si avvicinò di qualche passo per tirare dolcemente la palla a Shay. Come il tiro lo raggiunse Shay dondolò e questa volta colpì la palla che ritornò lentamente verso il tiratore. Ma il gioco non era ancora finito. A quel punto il battitore andò a raccogliere la palla: avrebbe potuto darla all' uomo in prima base e Shay sarebbe stato eliminato e la partita sarebbe finita. Invece... Il tiratore lanciò la palla di molto oltre l'uomo in prima base e in modo che nessun altro della squadra potesse raccoglierla. Tutti dagli spalti e tutti i componenti delle due squadre incominciarono a gridare: 'Shay corri in prima base! Corri in prima base!' Mai Shay in tutta la sua vita aveva corso così lontano, ma lo fece e così raggiunse la prima base. Raggiunse la prima base con occhi spalancati dall'emozione. A quell punto tutti urlarono:' Corri fino alla seconda base!' Prendendo fiato Shay corse fino alla seconda trafelato. Nel momento in cui Shay arrivò alla seconda base la squadra avversaria aveva ormai recuperato la palla.. Il ragazzo più piccolo di età che aveva ripreso la palla quindi sapeva di poter vincere e diventare l'eroe della partita, avrebbe potuto tirare la palla all'uomo in seconda base ma fece come il tiratore prima di lui, la lanciò intenzionalmente molto oltre l'uomo in terza base e in modo che nessun altro della squadra potesse raccoglierla. Tutti urlavano: 'Bravo Shay, vai così! Ora corri!' Shay raggiunse la terza base perché un ragazzo del team avversario lo raggiunse e lo aiutò girandolo nella direzione giusta. Nel momento in cui Shay raggiunse la terza base tutti urlavano di gioia. A quel punto tutti gridarono:' Corri in prima, torna in base!!!!' E così fece: da solo tornò in prima base, dove tutti lo sollevarono in aria e ne fecero l'eroe della partita. 'Quel giorno' disse il padre piangendo 'i ragazzi di entrambe le squadre hanno aiutato a portare in questo mondo un grande dono di vero amore ed umanità'. Shay non è vissuto fino all'estate successiva. E' morto l'inverno dopo ma non si è mai più dimenticato di essere l'eroe della partita e di aver reso orgoglioso e felice suo padre.. non dimenticò mai l'abbraccio di sua madre quando tornato a casa le raccontò di aver giocato e vinto. ED ORA UNA PICCOLA NOTA AL FONDO DI QUESTA STORIA: In internet ci scambiamo un sacco di giochi e mail scherzose senza che queste ci facciano riflettere, ma quando si tratta di diffondere mail sulle scelte della vita noi esitiamo. Il crudo, il volgare e l'osceno passano liberamente nel cyber spazio, ma le discussioni pubbliche sulla decenza sono troppo spesso soppresse nella nostre scuole e nei luoghi di lavoro. Se stai pensando di forwardare questo messaggio, c'è probabilità che sfoglierai i tuoi contatti di rubrica scegliendo le persone 'appropriate' o 'inappropriate' a ricevere questo messaggio. Bene: la persona che ti ha mandato questa e-mail pensa che TUTTI NOI POSSIAMO FARE LA DIFFERENZA. Tutti noi abbiamo migliaia di opportunità, ogni giorno, di aiutare il 'naturale corso delle cose' a realizzarsi. Ogni interazione tra persone, anche la più inaspettata, ci offre una opportunità: passiamo una calda scintilla d'amore e umanità o rinunciamo a questa opportunità e lasciamo il mondo un po' più freddo? Un uomo saggio una volta disse che ogni società è giudicata in base a come tratta soprattutto i meno fortunati. Ora tu hai 2 scelte: 1.cancellare 2. inoltrare Possa questo giorno essere un giorno luminoso....

Commento al 1° Congresso di Vialibera

Sabato 31 gennaio 2009 si è svolto il 1° Congresso della nostra Associazione. Tra i punti all’ordine del giorno, oltre a quelli classici, è stato importante aver approvato il Regolamento Attuativo, previsto dallo Statuto, che rappresenta uno strumento indispensabile per il corretto svolgimento di tutte le attività. Nella mia relazione introduttiva ho voluto ricordare le difficoltà di questi primi mesi ma anche i risultati ottenuti. Forse pochi, tutti importanti, ma sicuramente non abbastanza da accontentare ogni aspettativa. In ogni caso, ritengo che Vialibera sia partita col piede giusto e con quell’impostazione nata prima da una mia idea e poi portata avanti da tutti i soci fondatori. Vialibera non era, non è e non sarà mai un’associazione dedita alla realizzazione di progettini più o meno originali fatti apposta per supplire alle gravi manchevolezze delle istituzioni pubbliche. Non è e non sarà mai un soggetto all’angolo della via col cappello in mano a chiedere le offerte dei passanti generosi, impietositi dal disagio umano. Associazioni di questa taglia ne esistono fin troppe e non sarebbe utile a nessuno aggiungerne un’altra al già vasto panorama di questo tipo di associazionismo. Siamo nati con un’idea che è quella di garantire a tutti l’esercizio dei diritti fondamentali a fronte di precisi doveri e nel pieno rispetto della legalità. Siamo nati anche con una grande ambizione: fare Politica (intesa nel senso più alto della parola e con l’iniziale maiuscola) affinché anche l’”utenza debole” possa recuperare il massimo della propria autonomia e possa fruire di un accettabile grado di qualità della vita. Realizzare questi obiettivi, tuttavia, significa lavorare anche per una vera e propria rivoluzione culturale in grado di scardinare pregiudizi, paure, diffidenze, intolleranze e vecchie mentalità non più confacenti ad un mondo in rapida e continua evoluzione. Siamo nati anche per contribuire a superare il concetto di “disabilità”, di ”diverso” in nome di un mondo concepito e gestito in maniera tale da essere fruibile da tutti, indipendentemente dalle proprie limitazioni fisiche o sensoriali. Vogliamo lavorare affinché non ci siano più i bagni per i “portatori di handicap” e i bagni per gli “altri” ma che ci siano soltanto i bagni. Vogliamo lavorare affinché negli aeroporti, nei porti, dentro e fuori gli edifici non vi siano più i “percorsi preferenziali” per i “disabili” e i percorsi normali per i “normali”, le sale d’attesa per gli “handicappati” e le sale per i “normodotati” ma affinché vi siano soltanto i percorsi e le sale d’attesa. Vorremmo che non ci fosse il lavoro per gli “invalidi” e quello per coloro che sono di “sana e robusta costituzione fisica”, ma vorremmo che ci fosse soltanto il lavoro. Queste sono alcune delle idee principali di quella nuova scienza che si chiama “universal design”, poco conosciuta nell’italica penisola ma già diffusa all’estero. Immaginiamo, modifichiamo e creiamo il mondo,con le sue strutture, i suoi servizi e le sue opportunità in modo che possa accogliere tutti, ma proprio tutti, al di là delle distinzioni e delle limitazioni di ciascuno. Ecco perché abbiamo cominciato dalle “barriere”. Gli ostacoli che si frappongono fra questa idea di grande civiltà ed il becero mondo attuale sono tanti e non sono solo fisici ma soprattutto culturali e sociali. Cominciamo tuttavia ad abbattere le barriere architettoniche, frutto di una diffusa illegalità e di una percezione distorta della vita quotidiana. Le barriere dentro e fuori le case, nelle strade, negli edifici, nei luoghi di culto e in quelli del divertimento, nelle scuole, nei teatri, nei musei e in tutti quei posti calpestabili dal piede umano discriminano veramente le persone, limitano la loro autonomia, annientano la qualità della vita, mortificano la persona, impediscono ai “normali” di incontrare e conoscere gli “anormali”, alimentano il pregiudizio e rimpinguano l’ignoranza. Siamo d’accordo, non possiamo e non dobbiamo limitarci a questo perché le cose da fare sono tante e tutte urgenti ed indispensabili. Molto possiamo fare e molto contiamo sulla collaborazione di tutti. D’altra parte il nostro primo congresso, non per un atto di sfiducia ma per dare una nuova spinta ed energie nuove a chi si trova a combattere in prima fila, ha creduto opportuno rinnovare quasi per intero il Consiglio Direttivo. Escono persone eccellenti e ne entrano delle altre. Altrettanto eccellenti. Questo è indice di grande vitalità, di un diffuso entusiasmo, di un enorme desiderio di partecipazione e fornisce, in tempi così bui, una chiara lezione di democrazia. Ai componenti uscenti del Consiglio Direttivo indirizzo i miei più sinceri ringraziamenti per l’opera che hanno svolto, anche in tempi difficilissimi, con l’entusiasmo e la professionalità che, spero, vorranno continuare a regalare all’Associazione, seppure con incarichi diversi, in nome di un’ideale condiviso fino ad oggi. Ai nuovi membri, invece, auguro buon lavoro con la certezza che sapranno essere all’altezza del compito loro assegnato e che avranno la consapevolezza delle difficoltà connesse alla responsabilità ed al ruolo cui sono stati chiamati.

Il Presidente
Giampiero Castriciano

mercoledì 11 febbraio 2009

Perché siamo " persone con disabilità"

In rapporto al concetto che si ha della persona, si calibrano le azioni. Le parole inducono sempre ad azioni e comportamenti. Mezzo secolo fa si parlava di persone “menomate”, di “minorazioni fisiche o psichiche”. Poi si è passati ad “invalidi”, a “persone invalide”, ad “handicappati”, a “portatori di handicap” ed oggi a “diversamente abili”.Sono termini che non possono essere accettati. C’è differenza tra deficit, handicap e disabilità. Occorre qui basarsi sulla terminologia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 1980 che è ancora valida e va usata perché è la matrice culturale fondamentale della successiva evoluzione terminologica. Con deficit intendiamo un esito corporeo, strutturale e funzionale, di un accidente fisico, un trauma, una malattia, un evento biologico, che danneggia o modifica in senso negativo le strutture e le funzionalità del corpo. Il deficit può condurre alla disabilità: la persona cioè può avere conseguenze nelle proprie competenze motorie, cognitive, comunicative, sensoriali, emozionali, ecc. Tuttavia le disabilità possono essere anche la conseguenza di mancanza di stimolazione, attività, educazione o riabilitazione. In questi casi la disabilità viene prodotta direttamente dalla società.
Ma il prodotto sociale più eclatante e nocivo è l’handicap che consiste nell’emarginazione, nello svantaggio esistenziale, nell’esclusione e nella discriminazione come frutto di fattori culturali, sociali, economici, psicologici, ecc. Se questi fattori emarginanti non esercitassero la loro opera distruttiva, in teoria, potrebbe esistere una persona disabile, anche grave, ma non in situazione di handicap. (Dario Ianes).
Deficit, disabilità ed handicap sono quindi tre parole diverse che racchiudono concetti diversi e in nessun caso possono essere utilizzati l’uno come il sinonimo dell’altro.
Per fortuna oggi nessuno si sogna più di parlare di persone “menomate” per indicare le persone con disabilità come nessuno usa più il termine “serva” per indicare una collaboratrice domestica. Sono termini in disuso come “zoppo”, “mongoloide”, “spazzino”, ecc., semplicemente perché ormai questi termini non corrispondono più ai nuovi concetti che la società moderna ha delle corrispondenti persone. La vecchia terminologia, una volta consueta ed accettata, oggi è spesso rifiutata come offensiva e lesiva della persona e della sua dignità. Al pari non possiamo più parlare di “invalidi” perché “invalido” significa “non valido”, insomma, una persona che non vale nulla! Vi immaginate dei servizi per gli “invalidi”?
Rimane “handicappato” o “portatore di handicap” Abbiamo visto che cosa si indica con il termine “handicap”. Al limite, dire ad una persona che è un portatore di handicap o un handicappato non è un’offesa ma una tragica realtà: egli, infatti, “porterebbe” l’handicap che la società ha creato per lui! Ma il fatto è che questi termini sono ormai un’autentica offesa: basti pensare ai giovani che ricorrono alla parola “handicappato” quando vogliono offendere qualcuno.
Le cose non vanno meglio per “diversamente abili”. Se il concetto di diversità, insito nel termine, si riferisce ad un’idea astratta di abilità, allora c’è da dire che tutti siamo diversamente abili: c’è infatti chi fa il medico, chi il muratore, chi la sarta, il falegname, ecc. e ciascuno di questi, con molta probabilità, non saprebbe fare un lavoro diverso. In alternativa, il termine potrebbe essere usato per intendere “abilità diverse”. In questo caso la mia “abilità”, quella, ad esempio, di fare il manovale, potrebbe essere diversa dalla tua, che fai ugualmente il manovale: ciò significa, allora, che io sono più bravo di te a svolgere lo stesso lavoro. Ed anche qui nulla da eccepire. Ma sia nell’una che nell’altra ipotesi non avrebbe allora senso parlare di “diversamente abili”, tanto più se usiamo il termine riferendoci ad una ben precisa categoria di persone come lo sono quelle con disabilità. Se invece intendiamo, come era nelle intenzioni di chi ha coniato il termine, che una persona, per il solo fatto di portarsi dietro un deficit, sviluppa “abilità diverse”, questo non solo potrebbe essere offensivo ma addirittura non corrispondente alla realtà. Innanzi tutto una persona o ha delle abilità oppure non ce l’ha. Se sviluppa altre abilità non si capisce come potrebbero queste essere diverse da quelle delle altre persone. Infatti, se fosse il contrario, vorrebbe dire che chi è “diversamente abile” svolge azioni, attività o altro in maniera “diversa” da come potrebbe svolgerle un’altra persona. Ad esempio, potrebbe voler dire che un “diversamente abile” laureato in matematica, per il solo fatto del suo deficit, poniamo motorio, spieghi ai suoi allievi le equazioni differenziali in maniera “diversa” da come le potrebbe spiegare un suo collega. Il che non è assolutamente logico. Inoltre, il termine “diversamente” evoca una diversità sulla quale ancora si discute se rappresenti o meno un valore. Trattandosi di persone con disabilità, e avendo posto che esse sono uguali alle altre persone, non si giustifica una loro presunta diversità seppure intesa in senso positivo.
Le alternative possibili sono: “persone disabili” o “disabili” e “persone con disabilità”. Riguardo alla prima opzione, si tratta di terminologia accettata da molte organizzazioni internazionali mentre per la seconda si tratta di terminologia ancora più avanzata ed appropriata rispetto alla prima, seppure meno diffusa. Se per disabilità si intende l’incapacità a fare qualcosa, allora siamo tutti disabili in quanto nessuno è dotato di tutte le possibili capacità umane. Il problema sta nel fatto che con “disabili” si indicano soltanto coloro che sono privi di alcune capacità. E ciò può condurre facilmente al concetto di “diverso” in senso negativo e discriminatorio. “Persona con disabilità” è allora da preferire in quanto scinde il concetto di persona (che rimane integra nella sua dignità ed umanità) dal concetto di “disabilità” (che invece indica una oggettiva incapacità a fare qualcosa). In altre parole, la persona con disabilità è una persona come tutte le altre ma con una forma di disagio che non dipende da una sua presunta ed oggettiva diversità quanto da un fatto contingente e talvolta esterno alla persona stessa. Vialibera fa proprio il termine “persona con disabilità”. In attesa che la cultura umana cancelli definitivamente il pregiudizio del “diverso” e che quindi non senta più la necessità di delimitare in categorie la collettività…

Qualche parola di presentazione....

Lo statuto dell’Associazione Vialibera individua e precisa tutta una serie di obiettivi che mirano alla promozione dello sviluppo sociale attraverso la salvaguardia dei diritti delle persone più deboli (“utenza debole”) favorendo la qualità della vita, l’autonomia e la sicurezza della persona umana. Disabili, anziani, bambini e donne non rappresentano aberrazioni del genere umano ma essi stessi lo costituiscono e lo arricchiscono con le loro diversità che devono essere accolte in modo naturale ed inclusivo. Tuttavia, la società moderna, se dal lato della scienza e della tecnologia ha fatto passi da gigante, dall’altro, da quello più prettamente umano e culturale, si trova ancora in uno stato arcaico e selvaggio. I più forti diventano sempre più forti ed i deboli, non solo perdono i propri spazi essenziali di vita, ma spesso soccombono dietro l’indifferenza, la discriminazione, i pregiudizi. Lo spazio dimensionale si è ridotto ed appartiene ormai ai più forti: in città non vi è più posto per i bambini, per i disabili e perfino le donne non possono più sentirsi sicure. Barriere di ogni genere impediscono la libera circolazione ai più deboli. Occorre allora lavorare per una vera e propria rivoluzione culturale che superi questi problemi di debolezza e consideri il “più fragile” invece parte integrante ed indissolubile dell’intera società civile. Occorre ripensare le città e riconquistare lo spazio, non solo quello fisico, ma quello dei diritti, dei servizi, della mente, della cultura!
Sulla base di queste considerazioni, la nostra Associazione ha iniziato ad operare affrontando il problema percorrendo due delle direttrici fondamentali:
1 lavorare per una nuova coscienza civile;
2 lavorare per un nuovo assetto degli spazi e dei servizi.
Relativamente al primo punto, nei primi mesi di vita dell’associazione – che è stata regolarmente registrata soltanto nel mese di maggio 2007 - abbiamo impegnato parte delle nostre energie all’organizzazione di un convegno dal titolo “Alla ricerca dello spazio perduto” che si è svolto il 15 dicembre 2007 presso l’Università di Pomezia (Roma) con il patrocinio del Consorzio Universitario e del Comune di Pomezia. Importanti relatori hanno messo in luce i problemi dell’”utenza debole” e hanno illustrato al pubblico come modificare le nostre città sulla base dei principi relativi alla progettazione ampliata. Secondo questi nuovi studi di architettura, le città, gli edifici e tutto quanto può essere creato e costruito deve essere progettato in modo tale da poter poi essere fruibile in modo sicuro da tutte le persone, indipendentemente dai loro eventuali deficit funzionali o dalla loro eventuale momentanea condizione di svantaggio.
Nel corso dello stesso convegno – e quindi anche relativamente al punto 2 – abbiamo illustrato un primo progetto per la Città di Pomezia, come prototipo di città accessibile e fruibile da tutti. Tale progetto ha impegnato tutti i nostri soci, e vieppiù lo farà nel futuro, in quanto si tratta innanzi tutto di rilevare (attraverso foto e schede tecniche) tutte le situazioni di disagio che attualmente presenta la città e successivamente suggerirne le soluzioni.
Cos'altro si può fare:
Prevenire lo svantaggio fisico, psichico permanente e/o temporaneo;
Favorire l’istruzione delle persone disabili, la formazione professionale e l’inserimento lavorativo per una effettiva integrazione sociale;
Qualificare l’assistenza domiciliare, i trasporti ed il sostegno sociale alle famiglie dei disabili e degli anziani;
Lavorare per l’autonomia e la qualità della vita di tutti i cittadini;
Rispettare le leggi nel campo dell’edilizia pubblica e privata, dei pubblici trasporti, dell’arredo urbano, dell’assetto urbanistico delle città. Abolire tutte le barriere architettoniche, gli ostacoli e le incongruenze che impediscono la realizzazione del diritto alla mobilità, alla qualità della vita, all’autonomia della persona e alla sua effettiva indipendenza, secondo i Principi della Progettazione Ampliata (o Universal Design);
Favorire un diverso approccio culturale nei confronti della disabilità e per l’abolizione di tutte le barriere culturali, economiche e sociali che impediscono alle persone il pieno accesso ai propri diritti.

martedì 10 febbraio 2009

Comunicato stampa: nuovo Consiglio Direttivo di Vialibera

L'assemblea dei soci di VIALIBERA sabato 31 gennaio 2009 ha sostituito i membri del consiglio direttivo confermando soltanto il presidente Giampiero Castriciano. Fuori il vicepresidente Paolo Moscogiuri, il tesoriere Anna Santoriello e la segretaria Juana Abregù, dentro Maricetta Tirrito eletta con la carica di vicepresidente, Maria Castriciano tesoriere, Serafino Trotto segretario e Claudio Biscossi, Franco Capozi e Mirella La Bella con la carica di consiglieri.Il tutto si è svolto in poco meno di qualche ora. Il Presidente ha salutato tutti i soci intervenuti all'assemblea in una cornice fantastica: il Campus Selva dei Pini, sede distaccata della Sapienza. “L'associazione nata il 17 marzo del 2007 – ha dichiarato il presidente Castriciano – in poco più di in un anno di vita ha ottenuto importanti risultati: il riconoscimento ad Onlus e l'iscrizione nei registri dell'Albo Regionale delle Associazioni che permette a VIALIBERA di ricevere il 5 per mille. Abbiamo elaborato un dossier su Ardea e Pomezia individuando le barriere architettoniche: il sindaco di Ardea ha dato disposizioni ai suoi assessori per risolvere il problema mentre il Comune di Pomezia non è stato a guardare perché grazie all'input ricevuto ha stanziato 18 milioni di euro per l'abbattimento delle barriere su strade e marciapiedi assumendo, tramite un concorso nazionale, uno specialista che segua i lavori di adeguamento”.Inoltre il primo cittadino pometino Enrico De Fusco si è impegnato ad apportare le modifiche al Teatro in costruzione per migliorare l'accesso anche a coloro che hanno problemi motori.Citate dal presidente altre grandi iniziative già realizzate o in procinto di essere realizzate tra le quali: la nascita di un regolamento per l'assistenza domiciliare, la firma di un protocollo d'Intesa con il Consorzio per l'Università di Pomezia, con il quale si sta avviando un progetto unico nel suo genere: “allestire secondo le regole dell’universal design un aereo pilotabile e facilmente accessibile anche da persone con disabilità, creando un prototipo unico al mondo. Di questo sono molto fiero – continua il presidente –ciò identifica un'apertura lavorativa all'utenza debole ed un passo avanti, una evoluzione della società civile fino a ieri inimmaginabile”. E così via fino alla proposta di creare una consulta cittadina per l'analisi dei problemi e l'avvio di un comitato organizzativo per “Sabaudia città dello Sport” patrocinato dalla Regione Lazio, dalla Provincia di Latina e dal Comune di Sabaudia al fine di sviluppare strutture sportive accessibili a tutti.Insomma piena di vita e vitalità “VIALIBERA” che con l'elezione del nuovo consiglio direttivo vuole trovare nuove energie e nuove idee per lanciare un messaggio di speranza ancora più forte a coloro che ne hanno bisogno ed anche a coloro che intendono dedicare parte del loro tempo ad aiutare il prossimo. Non dimenticate che “La dignità – come recita la presentazione del blog dell'associazione (http://vialibera-daognibarriera.blogspot.com/) nasce dalla coscienza del diritto” e "Ciascuno deve fare il meglio, a prescindere dal suo stato.”Pomezia, 03.02.09Ufficio Stampa VialiberaResponsabile Ufficio Stampa: Francesco De Marco